La Rete...denuncia

Qualche anno fa la Rete Tiburtina - Collatina ha adottato il Centro Baobab, luogo di incontro di culture diverse.

In questo anno 2015 il Baobab, avendo accolto 35.000 migranti transitanti attraverso l’Italia, era diventato altro.

 

Ora il Baobab è chiuso, ma permane nel nostro ricordo con il suo messaggio di accoglienza, solidarietà e integrazione. Potrei dire che è stato chiuso un edificio posto in una situazione ottimale per ospitare, come ha fatto per 12 anni, senza fissa dimora e migranti di tutti i tipi, senza che si verificassero insurrezioni da parte dei cittadini residenti. Sicuramente però tireranno un sospiro di sollievo i vicini che, sebbene abbiano dimostrato in tutti questi anni un notevole spirito di accoglienza, a volte si sono sentiti un po’ troppo invasi come questa estate quando transitavano in via Cupa circa 800 migranti e quasi altrettanti volontari. Vorrei ringraziare tutti loro e scusarmi personalmente se a volte il popolo del Baobab è stato troppo invasivo. Non credo che saranno contenti gli abitanti di Piazza Bologna abituati a considerare questa colorata struttura di Via Cupa un luogo in cui poter fare o partecipare ad incontri, dibattiti, feste per bambini e feste varie. Un posto dove si tenevano corsi di danza, di ginnastica, di lingue ( anche di cinese) e sempre aperto ed accogliente. Ugualmente non ritengo che saranno felici i numerosi giovani o gruppi musicali che usufruivano del centro policulturale per provare e per suonare. Sicuramente molti ne sentiranno la mancanza perché era veramente un centro dove culture, etnie diverse si incontravano e convivevano. A me mancherà moltissimo perché l’ho sempre considerato un esempio geniale di unione di due emarginazioni: la cultura e l’indigenza. Sarebbe lunghissimo elencare tutte le iniziative portate avanti vorrei solo ricordare che nel 2015 il Baobab ha preso il premio per il miglior festival italiano di musica popolare con nuovi artisti e sempre in questo anno ha prodotto materiale informativo e di sensibilizzazione sui problemi dell’integrazione, dal permesso di soggiorno alle pensioni, diffuso in 8 lingue tramite web con un progetto fatto dai migranti per i migranti e grazie al Ministero dell’Interno. 

Il Baobab è stato chiuso dimostrando che a Roma da anni non si fa una reale politica alloggiativa per i disagiati e sono insufficienti i centri di accoglienza sia per i migranti che transitano in cerca di un futuro migliore sia per tutti coloro che non hanno un tetto sopra la testa.

E' Stato chiuso dopo aver evidenziato che i centri di accoglienza non possono e non devono essere aperti solo la notte costringendo gli ospiti a girovagare per la città senza un ricovero, senza un bagno, senza un pasto all’ora di pranzo. Del Baobab rimarrà il ricordo delle interminabili file di cittadini che hanno donato cibo, vestiario, materiale di pulizia alle 35.000 persone che questa estate sono giunte in Via Cupa certi di essere accolti. Resterà l’immagine dei numerosi volontari che di fronte alla tragedia di popoli in fuga da guerre e dittature hanno offerto le loro braccia, il loro tempo per assistere e gli occhi per guardare i cosidetti invisibili.

A tutti i volontari e donatori, singoli o associazioni ed Onlus invio un ringraziamento particolare e tutto il mio apprezzamento. Le persone di cui si è parlato troppo poco sono gli operatori che lavoravano al Baobab, 33 immigrati che da anni gestivano il centro con professionalità e competenza. Questi operatori, di fronte alla impropriamente definita emergenza migranti ( sono anni che le popolazioni in fuga dal corno d’Africa si riversano sulle coste italiane per attraversare il paese) senza nessuna certezza di guadagno, perché le istituzioni non riconoscevano e non riconoscono i migranti transitanti e quindi non c’era nessun progetto, si sono ugualmente prodigati ad accogliere e a tenere attivo il Baobab per ben sei mesi, facendo fronte ad una notevole mole di lavoro e di spese, senza ricevere ricompense o riconoscimenti adeguati.

A loro, a tutti loro che non nomino solo per rispettare la loro privacy, va il mio abbraccio fraterno e la mia solidarietà di lavoratrice. Da ultimo, ma non per ultimo, voglio ringraziare pubblicamente Daniel Zagghay che ha dato vita ad una nuova idea di intercultura, di solidarietà sociale e ha permesso che tutto avvenisse. Grazie Daniel

Patrizia Paglia Presidente dell’ Associazione Amici del Baobab e Amica di Daniel Zagghay

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